L’inquinamento dei terreni si controlla anche con nuove tecnologie

Le nuove tecnologie sono di aiuto a coloro che controllano i terreni, per valutarne le passività ambientali.

La sempre maggior domanda di risposte rapide, per favorire il processo decisionale negli interventi edilizi e di riqualificazione delle aree degradate, chiede di utilizzare strumenti che forniscano dati affidabili e in pochi minuti.

Ci sono certamente delle limitazioni, in quanto rapidità e precisione non viaggiano proprio “a braccetto”, ma sicuramente lo screening primario ed affidabile è possibile.

Questi strumenti, per il controllo dei terreni, esistono !

Si tratta dell’XRF (Fluorescenza a Raggi X) e del PID (Fotoionizzazione di gas).

Al fine di escludere rischi di contaminazioni ed ottenere una prima visione d’insieme sotto il profilo del contenuto di sostanze inquinanti nei terreni quali metalli pesanti, può essere condotta sul campo un’analisi preliminare tramite l’utilizzo della XRF.

Tale strumento viene impiegato per le applicazioni dove è necessario individuare la composizione chimica dei materiali, in particolare, nel campo ambientale rappresentato da terreni e rocce.

Potendo portare una tecnologia da laboratorio direttamente sul campo, si è in grado di effettuare analisi sfruttando una quantità minima di materiale prelevato.

La tempistica di rilevamente è praticamente in “tempo reale” in quanto una determinazione impiega sessanta secondi !

Il principio di funzionamento di tale strumento si basa sull’emissione di raggi X.

Questi ultimi, colpendo gli elementi presenti all’interno del materiale/terreno, provocano una eccitazione di alcuni elettroni presenti all’interno degli atomi, i quali, venendo espulsi, vanno a creare una vacanza nel guscio interno dell’atomo (effetto fotoelettrico), per poi successivamente essere rimpiazzati da un altro elettrone a stadio energetico maggiore.

In questo modo viene emessa una radiazione di fluorescenza da parte di un elemento chimico che presenta uno spettro caratteristico con righe ad energie note e tabulate, che dipendono dal suo spettro e lo rendono in linea di principio riconoscibile da ogni altro elemento.

In questo modo ogni elemento emetterà dei raggi X con lunghezza d’onda caratteristica.

Questi ultimi vanno verso il rilevatore dove al suo interno è presente un analizzatore che conta il numero di raggi X incidenti caratteristici e, a seconda del numero di conteggi e della intensità energetica dei raggi, è possibile identificare la natura dell’atomo.

In pratica possono essere condotti centinaia di campionamenti in sito, con una forte riduzione dei costi d’analisi.

Per il controllo degli idrocarburi si può usare il PID.

La tecnologia di rilevamento della foto-ionizzazione (PID) è generalmente utilizzata per il monitoraggio dell’esposizione a livelli tossici di VOC (sostanze contaminanti volatili).

In pratica si tratta di un apparecchio che aspira l’aria ed i gas inquinanti.

Tali gas vengono fatti passare in una lampada che “eccita” (fotoionizzazione) l’elemento, producendo uno spettro di risposta che viene letto da un sensore, il quale individua il tipo di contaminante gassoso.

Può individuare, oltre agli idrocarburi anche i solventi, la formaldeide ed altre sostanze allo stato gassoso.

Anche qui il tempo di misura è veramente breve (da 1 a 5 minuti) permettendo così di effettuare, in campo, numerosissimi campionamenti, contenedo contemporaneamente i costi d’analisi.

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